Il lutto, come processo psicologico, non è solo una reazione alla perdita di una persona cara, ma anche un momento di confronto con la propria finitezza e la propria vulnerabilità.
Freud, nel suo saggio "Lutto e melanconia" (1917), ha analizzato il lutto come una risposta naturale alla perdita di un oggetto d'amore. Secondo Freud, l'individuo vive un processo di disinvestimento emotivo dal defunto, che implica una rielaborazione della propria relazione con la perdita. Freud ha sottolineato che il lutto, pur essendo doloroso, è un processo che, se affrontato, consente al soggetto di "recuperare" la sua energia psichica per investirla in nuove relazioni. Al contrario, quando la sofferenza per la perdita non viene adeguatamente elaborata, il lutto può trasformarsi in melanconia, un disturbo psicologico caratterizzato da una persistente identificazione con l'oggetto perduto e un senso di inutilità e vuoto interiore.
Secondo Jacques Lacan, pur riprendendo alcuni degli insegnamenti di Freud, la morte non è solo un evento biologico, ma un concetto simbolico legato alla struttura del desiderio umano. Lacan ha enfatizzato la morte come un "oggetto perduto" inestricabilmente legato al "non luogo" dell'inconscio, rappresentando la rottura tra l'Io e l'Altro. Lacan suggerisce che la morte, come simbolo, è inscritta nel linguaggio e nella relazione con l'Altro, rendendo il lutto un'esperienza di separazione, ma anche di riparazione del desiderio.
In altre parole, attraverso il lutto, la persona ha la possibilità di riconoscere il vuoto che la perdita lascia, e di riorganizzare il proprio desiderio in relazione a ciò che resta.
La morte, il lutto e la perdita sono esperienze che riguardano tutti e toccano in modo profondo. L'approccio psicoanalitico può offrire strumenti preziosi per comprendere meglio il vissuto di una persona di fronte a questi eventi dolorosi.